CORSI DI ELETTRONICA Lezione 13

Lezione 13 – Segnali Morse
SEGNALI MORSE: IMMORTALI PER GLI UMANI E FORSE – IN FUTURO – ANCHE PER COMUNICAZIONI EXTRATERRESTRE.
LE ORIGINI
LA TELEGRAFIA E LA MUSICA

L’ALFABETO MORSE

IL CODICE “Q“

LA DIASPORA

LA TARTARUGA BATTE LE LEPRE

CURIOSITA’

LE ORIGINI

L’essere umano, fin dagli albori della sua esistenza, ha sempre cercato di comunicare con i suoi simili anche a distanza.
Tale necessità si rileva ancora oggi anche nel mondo animale. Nel mondo marino ed aviario sono in corso degli studi per comprendere il linguaggio di comunicazione anche a distanza di alcuni cetacei ed uccelli migratori e scoprire anche il loro sistema di direzionamento negli oceani e fra i continenti. I sistemi di comunicazione sono molteplici e così anche quelli di direzionamento.
Per l’uomo, la storia per la ricerca di comunicare anche a grande distanza, è piena di prove e di sistemi svariati fin dall’ antichità. Le prime tracce si trovano nel IV Secolo a. C. quando lo storico Diodoro racconta che con una catena di uomini urlanti, posti su alture idonee ed a prova di vento contrario, potevano trasmettere notizie in breve tempo. I Galli, per esempio, al tempo di Giulio Cesare, usavano questo sistema a voce alta con molto successo. Enea il Tattico (IV Secolo a.C.) avrebbe usato addirittura un sistema idraulico sfruttando il principio del livello delle acque (Legge dei vasi comunicanti) attraverso idonee tubazioni facenti capo – ai terminali – ad appositi contenitori con un’asta graduata al centro.
Lo svuotamento od il riempimento graduale del contenitore faceva abbassare od alzare il livello dell’acqua attorno all’asta graduata che ad ogni tacca, corrispondeva un determinato messaggio. Nel 1792, CHAPPE, presentò in Francia il primo telegrafo Ottico.
Successivamente, con l’invenzione della pila di Alessandro Volta, i vari sistemi di comunicazione anche telegrafici subirono un tracollo perché travolti dal telegrafo elettrico.
Pertanto si può affermare che i vari sistemi adoperati dall’uomo fin dall’antichità si possono riassumere in tre categorie:
ACUSTICI — OTTICI — ELETTRICI .
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LA TELEGRAFIA E LA MUSICA

Con l’avvento dell’energia elettrica in tensione e corrente continua fornita dalla pila di Alessandro Volta ( Successivamente perfezionata) lo studio della trasmissione a grande distanza di messaggi o notizie fu preso in considerazione da molti studiosi.
SAMUEL FINLEY BREESE MORSE ( Debbo dedurre che fosse un pittore oltre alla sua particolare inclinazione per l’elettricità e la trasmissioni di dati telegrafici). Cosa pensò e fece Morse? Egli, come prima cosa, si basò sull’ elettromagnetismo. A quel tempo la scoperta che una bobina di filo di rame attorno ad un nucleo di ferro, attraversata da un impulso elettrico, potesse essere capace di attirare un’ asticciola anch’essa dello stesso metallo, costituiva un fenomeno assai rilevante, assolutamente interessante e in alcun modo da non trascurare. Aveva ragione il signor MORSE come tutti gli altri studiosi che credettero nel magnetismo. L’attenzione e lo studio dei fenomeni magnetici, anche se oggi già disponiamo di treni elettrici a lievitazione magnetica, non è finita. Si potrebbe tranquillamente affermare che per il magnetismo, siamo ancora al punto di MORSE con tutti gli altri suoi e nostri interrogativi. Attualmente gli studiosi, gli scienziati ed i cultori hobbysti, cominciano a parlare di “Corde Vibranti” che tengono unito e regolato tutto lo Universo. Gli appassionati del fenomeno magnetico, sia esso artificiale sia esso naturale nonché extraterrestre, sono tanti sul Pianeta e chissà se in un futuro vicino o remoto, l’ umano non …… “…cavalcherà la tigre ….” .
Ebbene, il signor Morse, tornando alla telegrafia, costruì un dispositivo su un telaio da pittore che attraverso una carica di una sveglia (Orologio, la cui molla arrotolata su se stessa era capace di fare girare diversi ingranaggi demoltiplicandi fino a portare il movimento dell’ultima tacca, dell’ultimo ingranaggio, al tempo di un minuto secondo attraverso l’intervento di una piccola spirale “contromolla” munita di una minuscola asticciola che fungeva da bilanciere e cioè di regolazione sulla tacca stessa) faceva muovere una striscia di carta (Zona di scrittura) sotto ad una specie di pennino metallico inchiostrato. Il pennino, attraverso gli impulsi elettrici (Segnali) che arrivavano dalla stazione trasmittente, costituita da un semplice tasto, si poggiava sulla zona di scrittura della striscia di carta segnando precisamente sia i punti, sia le linee e sia l’intervallo tra una serie di segnali e l’altra che volevano significare l’espressione di una parola, di un vocabolo o di un verbo assolutamente comprensibile. Il primo prototipo di tale apparecchio ricevente è conservato nel Museo Storico P.T. di Roma Prati dal 1959. Prima del 1959, era proprietà dello Stato Pontificio e veniva usato tra ROMA e TERRACINA (Latina) fin dal 1853. Il secondo prototipo di ricevitore telegrafico – molto migliorato – è in mostra al Museo Americano di Washington. Il dispositivo di ricezione telegrafico fu brevettato da Morse nel 1838.
Superato e migliorato notevolmente in seguito lo “scoglio” della ricezione dei segnali, l’attenzione passa alla trasmissione dei segnali e cioè al TASTO TELEGRAFICO e all’ OPERATORE che indubbiamente doveva avere doti specifiche e non comuni come, peraltro, è sempre stato per la musica e per i suoi suonatori.
L’operatore doveva e tuttora deve avere STILE e PRECISIONE, due doti che si ottenevano e si ottengono con lo studio ed un’applicazione seria: il tutto determinato da una grande volontà di apprendere. Trasmettere un messaggio telegrafico è un’opera d’arte; è un ritmo musicale facilmente riconoscibile ed inconfondibile come le note di un’orchestra. Ancora oggi, malgrado tutto, i segnali telegrafici fanno ingresso nelle prime pagine di notiziari radio/tv e di rubriche di scienza e fantascienza. Qualsiasi persona, nel sentire questi strani segnali, pone istintivamente la sua attenzione come se fossero naturalmente suoi.
Il vero tasto telegrafico è quello verticale. Col tempo il tasto telegrafico verticale si è diversificato in diversi modi fino a quello elettronico ed a quello digitale. Tutti questi tasti sono esclusivamente dei surrogati del tasto verticale e vengono adoperati da persone che cercano solo la faciloneria sia nella trasmissione che nella ricezione.
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I tasti surrogati sono tanti e pur considerando la loro alta qualità tecnica non possono essere accettati dal vero operatore telegrafista in quanto la sua manipolazione è già di per se stessa perfetta e naturale.

Le motivazioni sono infinite. Fatto è comunque che il vero telegrafista trasmette col tasto verticale. Secondo alcuni articolisti i tasti elettronici, per esempio, rappresenterebbero il toccasana delle manipolazioni imperfette. Nulla di più errato. Il vero professionista infatti non ha alcun bisogno di tasti surrogati perché egli è un artista e conosce tutti i segreti della manipolazione. La prova del fuoco si ha quando un verosimile telegrafista che ha sempre usati tasti surrogati lo si fa passare ad un tasto normale verticale: il risultato è deprimente. Altra scusante non accettabile è quella della “stanchezza del polso o del braccio” – fatto che, per un vero telegrafista, non sta ne in cielo e ne in terra.
L’ALFABETO MORSE
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IL CODICE “Q”

Il Codice “Q” è un linguaggio internazionale che permette a tutti i popoli della Terra di comunicare fra loro. Normalmente il Codice “Q” è costituito da tre lettere dell’alfabeto internazionale. La prima lettera è sempre “Q”. Queste tre lettere possono essere seguite da un punto interrogativo quando il significato corrisponde ad una domanda e da numeri o parole in chiaro quando il significato corrisponde ad una risposta.
Il Codice “Q” è molto esteso e pertanto esso si fraziona a seconda dell’uso che si fa nelle diverse specialità. Comunque il Codice “Q” internazionale è uno solo e tale resta. Abbiamo poi un Codice “Q” per i radioamatori, per la Marina in generale, per L’Aviazione, per le stazioni telegrafiche di terra, per usi militari in generale, etc.
Tutti questi Codici, rappresentano sempre il Codice “Q” e pertanto sono sempre comprensibili dagli addetti ai lavori.

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LA DIASPORA

Ormai sono anni che il manifesto funebre dante notizia della “morte” definitiva della telegrafia, della radiotelegrafia e del “CW –radioamatori” si è logorato e strappato anche dal vento in tutte le città della Terra.
Molti, padroni delle nuove indiscusse tecnologie, hanno gioito, fatto grandi feste, sentendosi sollevati dalla morte di questa materia tecnica veramente difficile da superare. Finalmente !! , hanno gridato ai sette venti. Per anni hanno scritto ovunque che la materia della telegrafia e della radiotelegrafia era largamente distaccata, superata dalle tecnologie attuali, obsoleta per quasi tutti, anche per gli studiosi che la vedevano come un ostacolo irto di spine non superabili e non più accettabile nelle radiocomunicazioni attuali. Pertanto da dismettere (Diaspora), da seppellirla subito se non addirittura cremarla. E così è stato.
Certamente se guardiamo al progresso comunicativo raggiunto e a quello che si raggiungerà nel prossimo futuro, tutti questi interessati alla morte definitiva della telegrafia e della radiotelegrafia, hanno perfettamente ragione.
Ma non è così, a mio parere personale. Questa materia oltre che rimanere immortale nel tempo, potrà servire ancora e molto utilmente.
Quello che non hanno tenuto da conto i signori della “Diaspora” è la fragilità e la complessità delle radiocomunicazioni attuali siano esse anche digitali e satellitari.
Basta infatti un fenomeno da “nulla” non previsto (Naturale o Innaturale) per troncare di netto ogni tipo di radiocomunicazione o telecomunicazione sulla Terra. E allora sarà alquanto difficile far funzionare, senza esito, i soliti “pulsanti” nelle stanze speciali e centrali.
Con la telegrafia o radiotelegrafia non occorre tanta scienza e complessità di apparati. Con la telegrafia e attraverso anche il codice “Q” o addirittura in chiaro, si possono trasmettere messaggi in abbondanza. Tutto può essere utilizzato: la luce, un tubo idrico o del gas, conduttori (fili elettrici) messi a posticcio, un semplice oscillatore radio costruito con pezzi reperibili ovunque e alimentazioni precarie; un filo metallico lungo quanto si vuole con alle estremità due vecchi barattoli. Tutto, può essere usato per la trasmissione di messaggi in telegrafia.
Ecco perché la telegrafia non potrà mai morire veramente e se dipendesse da me, la materia della comunicazione telegrafica (Alfabeto Morse), la farei inserire in tutte le scuole elementari di questo Pianeta e solo a scopo di emergenza comunicativa.
I bambini, a differenza degli adulti anche istruiti, apprendono facilmente e con divertimento tale materia molto istruttiva ed utile per la vita di tutti. Certamente, nella istruzione, vanno evitati se non addirittura espulsi i cosiddetti “VELOCISTI” (Quelle persone che per vanità ed egocentrismo trasmettono i segnali MORSE a grande velocità non curandosi del corrispondente. Queste persone hanno contribuito notevolmente alla morte della telegrafia perché hanno incuneato paura e spavento a quei pochi volenterosi. Non occorre in telegrafia essere veloci o usare tasti telegrafici surrogati e ricevere poi gli stessi non con le proprie orecchie ma tramite PC (Ce ne sono molti…..).
Io credo che gli studiosi ed i responsabili non abbiano minimamente pensato a quanto scritto.
Accendete le vostre radioriceventi nella gamma Onde Corte, fate correre l’indice sulla lettura delle frequenze e vi accorgerete, specialmente sulla frequenza di 7 Mhz, che la radiotelegrafia è viva e gode ottima salute!

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LA TARTARUGA BATTE LE LEPRE

Australia, Luglio 2005. Gara tra trasmissione telegrafica e messaggi SMS.
Ad una normale domanda rivolta a chiunque se la Lepre è più veloce della Tartaruga, risponderebbe subito che è più veloce la Lepre. In Australia è stata posta la seguente domanda: chi è più veloce nel trasmettere messaggi, un tredicenne smanettone di telefoni cellulari o un 93enne radiotelegrafista in pensione?? La risposta l’ha offerta la gara svoltasi sotto il patrocinio del POWERHOUSE MUSEUM di SYDNEY per accertare senza ombre di dubbio chi risultasse vincitore fra due modi di trasmissione inconciliabili fra loro.
Gordon Hill, veterano delle radiotrasmissioni in telegrafia e Brittany Devlin, tredicenne amante dei telefoni cellulari. Ebbene, il vecchio Gordon ha avuto la meglio battendo di gran lunga il tredicenne Devlin.
Riferisce Gordon che a vincere è stato il ritmo preciso delle pulsazioni dei segnali telegrafici inventati da SAMUELE MORSE!
Onore ancora oggi a questo inventore.

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CURIOSITA’
L’IRAN e L’ELETTRONICA.

La Rivista “Applied Physics Letters” riferisce che il docente dell’Università di TEHERAN, signor Farshid Toosi (Anche egli radioamatore), ha costruito un transistor basato non sugli ordinari semiconduttori al silicio, ma su altri materiali speciali superconduttori.
Tale nuovo transistor – ancora in fase sperimentale – sfrutta una giunzione tipo Josephon, costituita da due superconduttori isolati fra loro da uno strato altamente isolante. La novità, anche, consiste nel fatto che detto transistor non funziona più tramite un passaggio di cariche elettriche ma da un flusso controllato di vortici magnetici che viaggiano alla velocità della luce.
Può lavorare fino alla frequenza di 8 GHz ma secondo quanto sostiene il sig Raissi, la frequenza di lavoro potrebbe raggiungere anche i 200 GHz.
Se ciò si avvererà, non verremmo più a trovarci nel campo dei semiconduttori ma in quello dei superconduttori indispensabili per la realizzazione di supercomputer.

Novembre 2005

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